Un addio tra maglie e fumetti "morte da non dimenticare"
Il racconto di quella giornata da dimenticare:
AVELLINO - In coma irreversibile e imminente pericolo di vita un giovane tifoso del Napoli, precipitato da una curva dello stadio Partenio. Un vice questore collassato nella fase più violenta degli scontri. Gli ultrà napoletani scatenati nella caccia agli agenti su tutto il campo. Venticinque i feriti, decine di arresti nella notte. E' questo il primo bilancio degli incredibili incidenti di ieri sera ad Avellino, che hanno impedito lo svolgimento del derby. La gara è stata così ufficialmente rinviata poco prima delle 23. La guerriglia era invece scoppiata tre ore prima, quando oltre un migliaio di ultrà napoletani, finiti i biglietti ai botteghini, hanno forzato i cancelli della curva Nord. Nel parapiglia scatenato dalle cariche della polizia, a pagare per tutti è stato Sergio Ercolano, 20 anni, che è precipitato dalla tribuna: un volo di 20 metri. Il ragazzo è rimasto a terra, in un intercapedine tra spalti e terreno di gioco, per mezz' ora prima di essere soccorso. In questa attesa è scattata la folle ritorsione dei teppisti contro le forze dell' ordine. L' inferno si è scatenato quando mancavano una decina di minuti all' orario di inizio. Dalla Nord, dove si erano sistemati gli oltre tremila tifosi ospiti, sono partite disperate richieste di soccorso. Quasi subito si è avuta la percezione di qualcosa di molto grave: uno dopo l' altro, infatti, sono stati rimossi - in segno di lutto inequivocabile - tutti gli striscioni esposti dai sostenitori azzurri. Poi, in un attimo, la situazione è degenerata. Trecento ultrà si sono lanciati in campo armati di bastoni e catene, avendo facilmente la meglio sulle forze dell' ordine. Una cinquantina di poliziotti e carabinieri, inseguiti e picchiati, sono stati costretti a scappare negli spogliatoi, mentre i teppisti sfasciavano una delle porte, gli altoparlanti e i cartelloni pubblicitari a bordo campo. 24 gli agenti feriti, sei di loro sono finiti all' ospedale. Il vice questore Gennaro Rega è stato colto da un collasso durante gli scontri, violentissimi. Accasciato a terra e soccorso dai colleghi, è stato anche preso a sassate. E' stato dimesso nella notte dall' ospedale. Dopo un quarto d' ora di caos per far terminare la guerriglia s' è resa necessaria un' altra carica: stavolta della polizia. All' interno del Partenio è ritornata lentamente la calma: irreale, ovattata dal fumo dei lacrimogeni. Sotto choc i giocatori delle due squadre, fermi ai loro posti gli oltre ventimila tifosi dell' Avellino, ancora speranzosi di vedere una partita attesa da ben sedici anni. Ma la furia degli ultrà del Napoli non si era ancora placata. Gli scontri sono continuati fuori. Le forze dell' ordine hanno avuto bisogno di rinforzi da Caserta e Bari. Una folla minacciosa s' è radunata all' esterno dell' ospedale Moscati, dove era stato ricoverato il tifoso in fin di vita. Paradossale, invece, la situazione negli spogliatoi. L' arbitro Palanca, su consiglio della polizia, s' è preso un po' di tempo per decidere. «Non vogliamo scendere in campo», hanno opposto il loro fermo rifiuto i dirigenti del Napoli, invitati a ritirare la loro squadra dal presidente Naldi sotto le minacce di un capo ultrà arrivato fin dentro agli spogliatoi. «Non dovete giocare, sennò scoppia il finimondo». La decisione ufficiale, però, si é fatta attendere a lungo, soprattutto per ragioni di ordine pubblico. Il patron dell' Avellino Pasquale Casillo ha però lanciato pesanti accuse: «C' era una regia occulta, l' obiettivo era quello di non disputare la gara e ci sono riusciti. Bisognava giocare, perché se 50 pazzi sono più potenti del ministero dell' Interno vuol dire che il calcio si deve fermare definitivamente». Il vicesindaco di Avellino Antonio Gengaro ha attaccato l' Avellino: «Credo siano stati venduti più biglietti del consentito: la capienza dello stadio è 26.500 posti, ma c' erano almeno 35 mila persone». A Napoli il sindaco Iervolino e il presidente della Regione Bassolino si sono recati in questura per seguire le vicende. Il senatore napoletano della Margherita Giuseppe Scalera ha annunciato un' interrogazione parlamentare sull' inadeguatezza del servizio d' ordine.
AVELLINO - La follia esplode alle 20, 25, c' è un ragazzo in fin di vita, è precipitato dalla curva azzurra, da venti metri; qualche tifoso impazzito attribuisce tutto alla polizia: è un assurdo equivoco che trasforma un incontro di calcio in una aggressione indiscriminata ai poliziotti. Scene mai viste. Il governatore Antonio Bassolino: «E' inaudito, rinviare il match la cosa più giusta». Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino: «In certe occasioni la folla si autoeccita». I due sono corsi in questura a Napoli per informarsi sugli eventi. Ecco la ricostruzione di una serata che di sportivo non ha avuto nulla. Ore 17. Allo stadio Partenio arrivano a gruppi i tifosi del Napoli, sono molti di più del previsto. Almeno 5 mila. Sono arrivati con ogni mezzo, autobus, auto private, treni. Molti non hanno il biglietto e vanno dai botteghini per acquistare i tagliandi. I biglietti disponibili finiscono presto. Incomincia a serpeggiare agitazione e nervosismo. La polizia sollecita una nuova scorta di biglietti. Ore 19. Davanti ai cancelli della curva Nord, protetti dal cordone di poliziotti, i tifosi privi di biglietto cominciano a premere. Dagli spalti inizia un lancio di lattine sulla polizia. Il tiro è ravvicinato. La polizia viene caricata dall' esterno verso l' interno. E dentro lo stadio subisce alle spalle altre cariche e lanci di oggetti contundenti. Di tutto: spranghe, bastoni, bombe carta, petardi, bottigliette. Ora i tifosi sono ancora di più e ancora più aggressivi: nel frattempo sono arrivati 10 pullman con i gruppi organizzati della tifoseria. Ore 20. La situazione peggiora e dagli spalti vengono lanciati anche petardi contro le forze dell' ordine, che rispondono con i lacrimogeni. Un tifoso del Napoli precipita dagli spalti. Forse cercava solo di proteggersi, di evitare conseguenze da quegli scontri. Lo vedono salire su una tettoia di plexigas che, sotto il suo peso, non regge. Un volo drammatico. Di 20 metri. Non cade sulla pista, ma tra gli spalti e la cancellata divisoria con il campo di calcio. Ore 20,25. «E' stata la polizia». «La polizia non lo soccorre». «La polizia non chiama l' ambulanza». Alcuni tifosi scatenano una folle reazione contro gli agenti. Imputano alle divise quella caduta per la quale adesso Sergio Ercolano, di appena 20 anni, è in condizioni disperate. Si parla di coma irreversibile. Per recuperarlo devono intervenire i vigili del fuoco (un cancello chiuso con un lucchetto rende tutto più difficile). Ore 20,35. Un gruppo di tifosi invade il campo da quel cancello poi forzato dai vigili del fuoco per soccorrere il ragazzo. In campo poliziotti e carabinieri non riescono ad arginarli. Si assiste ad una caccia all' uomo: il vicequestore Gennaro Rega ha un collasso, viene soccorso da altri agenti. Se ne accorgono gli hooligan e lo inseguono, tentano di colpire e atterrare il piccolo drappello. Alle 24 il bilancio è di 30 feriti, 15 agenti (uno accoltellato). Ma la notizia più terribile è quella sulle condizioni di Sergio Ercolano: i medici non hanno più speranze per lui. I tifosi azzurri stringono d' assedio l' ospedale Moscati dove è ricoverato.
Sergio Ercolano non c'è l'ha fatta..
Sergio Ercolano non c'è l'ha fatta..
Ecco alcune foto degli incidenti: